ore 11,00 inizio giro turistico, visita guidata alla VILLA LUPPIS di Rivarotta,
Benvenuti in una dimora di charme
ai confini fra Friuli e Veneto, tra Treviso e Pordenone:
il romantico Hotel Villa Luppis
S. Martino Ripae Ruptae, era questo il nome dell'antica struttura conventuale sorta qui, alla confluenza dei fiumi Livenza e Meduna, confine tra Veneto e Friuli, ad opera dei monaci Camaldolesi agli inizi del XI° Secolo. Passata attraverso varie vicissitudini, tra cui un più importante rifacimento verso il 1500 a seguito dei danneggiamenti subiti durante la guerra tra la Repubblica Veneta e gli Asburgo, San Martino venne secolarizzata da Napoleone agli inizi del 1800 ed acquistata dalla famiglia Chiozza-Luppis. Trasformata in un'importante residenza di campagna, divenne un'elegante dimora destinata ad essere un centro di relazione e mondanità al servizio delle attività industriali e diplomatiche dei nostri avi. Oggi noi abbiamo voluto destinarla ad una calorosa accoglienza conviviale, rifacendoci allo spirito e all'atmosfera di un tempo, e con un attento intervento, mirato a mantenere il più possibile tutto inalterato, abbiamo realizzato un romantico hotel quattro stelle con 39 camere (6 suites)
ore 11,30 rinfresco nel giardino della villa
ore 12,00 ripartenza per ritornare al Salone "Festa del Vino" per il pranzo
ore 15,30 partenza con destinazione MEZZOMONTE
Storia: un balcone di case a metà del Monte
La prima attestazione documentata di Mezzomonte risale al 963, quando questa località viene nominata in un noto diploma come una dei due villaggi d’altura situati nel circondario del castello di Paucenico di cui Ottone I fece dono al vescovo di Belluno.
E’ però del tutto plausibile che l’intervento medievale di colonizzazione per masi si sia sovrapposto ad una più antica situazione, cancellandone le tracce. In particolare, recenti studi sulla parlata locale e sulla toponomastica del luogo hanno accreditato l’ipotesi che i primi insediamenti di Mezzomonte possano risalire all’epoca pre-romana, epoca in cui genti di stirpe gallica si sono giovate della particolare protezione offerta dalle alture in cui si colloca Mezzomonte per abitarvi o anche solo per compiervi atti di culto.
In questa direzione va ad esempio la dicitura “Lamont” con cui nel 1563 l’Architetto napoletano Pirro Ligorio, primo architetto di S. Pietro e successore di Michelangelo, chiama Mezzomonte., che dunque non sarebbe soltanto una località posta a metà del monte, ma “alamont” (da cui Lamont), ossia un villaggio in posizione sopraelevata con finalità difensive, presumibilmente utilizzato dai “Barbari dell’interno”, ossia i Celti che abitavano la zona collinare, per difendersi dagli invasori del tempo, ossia i Romani. Più tardi, anche i Veneziani apprezzarono le potenzialità difensive che Mezzomonte, per la sua posizione defilata, poteva offrire.
Nel 1513, infatti, da una relazione redatta dall’Architetto Michele da Sanmichieli ed indirizzata al Doge Pietro Lando, contenente indicazioni circa possibili apprestamenti difensivi da mettere in opera contro le ricorrenti incursioni dei Turchi, si può leggere che la montagna sovrastante Polcenigo era impraticabile, inagibile per delle truppe equipaggiate con cavalli e carriaggi, come quelle al servizio dell’impero ottomano.
In seguito, Mezzomonte continuò a svilupparsi come località montana dedita alla pastorizia ed allo sfruttamento delle risorse boschive, fino a conoscere, in tempi recenti, una massiccia emigrazione. Attualmente gli abitanti si questa località non superano le 40 unità, che si moltiplicano nei mesi estivi a causa del massiccio afflusso turistico costituito soprattutto da ex emigranti di origine francese.
Arte
Della chiesa di Sant’Antonio Abate si parla espressamente la prima volta nell’atto del 18 aprile 1458, in occasione dell’avvenuto possesso delle chiese di Ognissanti, di San Lorenzo di Coltura e di San Giobatta di San Giovanni di Polcenigo da parte di Giacomo Bonifacio, prete concordiese.
Ma la prima citazione della villa risale ad una cinquantina di anni prima, il 3 agosto 1409, quando il vicario vescovile conferì ad un prete albanese l’investitura canonica, già allora potrebbe esserci stato l’insediamento di una primitiva fabbrica (chiesa) ecclesiastica.
In alcune relazioni di visite pastorali effettuate dai vescovi viene ignorata, mentre una preziosa documentazione viene dalla visita del 9 settembre 1584 dal visitatore apostolico Cesare de Nores, che raggiunge il borgo a mezza costa e cita la chiesa di S. Antonij de Monte dipendente dalla chiesa di Ognissanti del castello di Polcenigo. Descrive molto pesantemente la condizione dello stabile paragonandolo ad una stalla e che vi si celebrava solamente due volte la santa messa, nel giorno della morte di San’Antonio abate e nel giorno della sua consacrazione. Il Nores ordina in quella occasione di provvedere alla pavimentazione interna.
Una pianta descrittiva della struttura, con misure e profondità ed altezze si ha solo agli inizi del XIX secolo, con la mappa del catasto napoleonico e poi austriaco.
Notevoli all’interno della chiesa sono:
- L’altare cinquecentesco di provenienza veneziana, nella nicchia è inserita una pala del pittore Giovanni Battista Tosolini del 1788, raffigurante la Madonna col Bambino con Sant’Antonio Abate e Sant’Antonio da Padova.
- Tela del fine Seicento di autore ignoto raffigurante la Madonna del rosario col Bambino, ai suoi piedi San Pietro da Verona e san Floriano.
- Dipinto su tela (a soffitto), commissionato nel 1949 da Don Cimarosti, curato del tempo, raffigurante il triste evento del 7 marzo 1945 “L’incendio del paese per mano dei nazisti”, opera eseguita dal pittore Bepi Modolo di Santa Lucia di Piave.
- Crocefisso ligneo, commissionato nel 1899 a F. Guerrini di Ceneda con croce in metallo
- Statua del Santo protettore, scolpita in legno di cirmolo, delicatamente dipinto, opera della ditta di arte sacra Ferdinando Stuflesser di Ortisei.
ore 18.00 rientro nel Salone "Festa del Vino" per la cena e la consegna del ricordo di partecipazione
Vi aspettiamo numerosi è gradita la prenotazione al 340-4539533 Erimo meil erimoros@libero.it
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